AL CONGRESSO DELLE FAMIGLIE SI È RIPIOMBATI NEL MEDIOEVO

Il weekend scorso si è svolto a Verona il Congresso Mondiale delle Famiglie, una tre giorni, in cui gli anni più bui del medioevo sembravano essere tornati con la prepotenza, la ferocia e l’ignoranza che ha contraddistinto quel periodo storico.

Ho visto, letto e sentito di tutto, ideologie e parole aberranti, pensieri sconnessi e deliranti quasi come l’italiano in cui sono stati pronunciati e scritti.

Gente che manifestava contro gli omosessuali con statuette della Madonna tra le braccia, altri che invocavano la pena di morte per i gay, altri ancora a sentenziare che l’omosessualità sia una malattia curabile o un comportamento appreso perché è di moda.

Innanzitutto vorrei informare che l’omosessualità non è una malattia né un comportamento, tantomeno appreso, né ancor meno una moda, ma una caratteristica che fa parte della persona, dalla nascita.

Certo per chi, dall’alto della sua sapienza e intelligenza afferma che sia una moda, è capibile, può sembrarlo perché viene nascosta meno, magari viene molto enfatizzata con atteggiamenti e immagini strumentalizzanti (cosa che concepisco poco anche io) ma no, non è una moda. Esiste da sempre come caratteristica insita (più o meno latente) nell’essere umano.

In secondo luogo credo che l’omofobia sia dettata da due fattori: IGNORANZA e PAURA.

Nel primo caso, ignoranza non intesa come mancanza di studio, ma proprio come mancanza di informazione, di conoscenza che non si ha o non si vuole avere; basterebbe così poco perché non ci sia ignoranza in tante cose, basterebbe informarsi, parlare, chiedere e voler capire qualcosa per poi decidere se piace o meno, se sia condivisibile o meno, se sia giudicabile o meno.

Per il secondo caso, quello del fattore paura, si teme qualcosa quando la si conosce molto bene, quando si ha avuto a che fare con essa o a seconda dei casi, la si vorrebbe conoscere/sperimentare.

Vi faccio un esempio stupido, io ho paura dei ragni, non so esattamente perché, forse inconsciamente ho dei traumi legati a loro, forse li trovo solo repellenti e addirittura un documentario naturalistico in cui c’è la loro presenza mi crea una sorta di malessere che mi costringe a cambiare canale anche se potrei imparare qualcosa su di loro e vincere la mia paura; invece no, rimango nella mia paura e ignoranza.

Invece, una paura fondata, è quella dei cavalli; da piccolo ho subito uno shock per essere stato disarcionato da un equino poco incline agli esseri umani; questa mia paura non è dettata dall’ignoranza come nel primo caso, ma dalla conoscenza. Ho avuto un’esperienza negativa e quindi è subentrata la paura.

Tutto questo pippone di esempi strampalati ma reali è per far capire che, a mio avviso, la troppa omofobia, esulando dal caso dell’ignoranza, è dettata da un’omosessualità latente ma che guai al mondo ad ammetterlo o che si sappia.

Una specie di “vorrei ma non posso, quindi condanno” o “faccio, ma non deve saperlo nessuno, perciò fingo, ma allo stesso tempo, critico e giudico”.

Certo, immaginatevi un padre di famiglia che magari frequenta battuage gay di nascosto, ma che in famiglia cresce i figli additando come diversi e da evitare coloro che fondamentalmente sono uguali a lui. Ce ne sono tanti così, tantissimi.

La famosa storiella del bue che da del cornuto all’asino.

Non voglio entrare in merito alle altre tematiche del congresso né tantomeno alle idee retrograde, fobiche, ignoranti e ipocrite di chi predica bene (secondo il proprio metro di misura) ma razzola malissimo, né voglio prodigarmi nella mia idea riguardo all’ estremizzazione e spettacolarizzazione delle manifestazioni, di qualunque forma, tipologia e ideologia esse siano.

Dico solo che non sono d’accordo ad estremizzare qualsiasi cosa, in campo politico, religioso e sessuale; in questo caso da una parte giocare al buon padre di famiglia che va in chiesa, che non tradisce la moglie con sgualdrine varie e che ha principi e valori incorruttibili e dall’altra combattere per i propri diritti manifestando con culi in bella mostra, boa di struzzo e atteggiamenti estremi usati come provocazione nel vano tentativo di sensibilizzare; non è così che si sensibilizza, ma davanti all’ignoranza, lo si fa dialogando senza provocare ulteriore indignazione.

Davanti all’ignoranza ogni tanto si sortisce l’effetto contrario se non ci si pone ai bassi livelli di chi ci giudica, si crea ulteriore confusione, ghettizzazione e pregiudizio.

Al congresso hanno celebrato la famiglia tradizionale quando basterebbe guardarsi allo specchio o riflettere che magari nella famiglia perfetta che tanto decantano, tanti valori, l’etica e la morale sono più sballati rispetto a quelli di chi viene chiamato “diverso”, l’ importante è mantenere una facciata di “normalità” no? È questa la più grande ipocrisia dell’essere umano.